domenica 1 novembre 2015

C'era una volta una principessa, un drago e.... un colloquio di lavoro


   Il web questa settimana ha dato risalto a due notizie apparentemente distanti e molto diverse tra loro. La prima notizia riguarda una giovane ragazza che ha denunciato on line un datore di lavoro che in fase di colloquio ha insistito per avere informazioni in merito alla sua situazione familiare e, di fronte al suo rifiuto, l'ha cacciata in malo modo.
La seconda notizia si riferisce ad  una famiglia cattolica ha ritirato la figlia da una scuola elementare pubblica in Toscana perchè durante un laboratorio è stata letta una fiaba in cui la principessa protagonista salvava il principe (e non viceversa).

Pensate che le due notizie non abbiano nulla in comune? Non è così. Al contrario sono le due facce di una stessa medaglia, una medaglia che pesa come un macigno, una zavorra che schiaccia l'Italia all'ultimo posto della classifica sull'occupazione femminile dei paesi dell'area U.E. E' il peso degli stereotipi che ci affossa al 69° posto della classifica mondiale sul gender gap. Un peso invisibile che in Italia portiamo senza più nemmeno rendercene conto.


domenica 6 luglio 2014

Perchè 11 uomini che perdono fanno più notizia di 2 donne che vincono?








Negli ultimi 10 giorni l'Italia dello sport è stata protagonista sulla scena internazionale con due episodi di rilievo. Da una parte la nazionale di calcio è stata eliminata - meritatamente, secondo il giudizio degli esperti - dai mondiali di calcio senza neppure accedere agli ottavi. Dall'altra le tenniste Sara Errani e Roberta Vinci hanno vinto Wimbledon - prima di loro nessun italiano, nè uomo nè donna aveva mai conquistato il campo inglese - e sono entrate nella storia per aver vinto tutti i tornei dello slam, risultato raggiunto finora da pochissime atlete.

L'esito infelice del mondiale italiano è stato tra le principali notizie di giornali e telegiornali, oggetto di dibattiti infiniti.  Se mettete in google "perchè l'Italia ha perso i mondiali" vi escono 11.900.000 risultati! Tutti impegnati a cercare giustificazioni improbabili e colpevoli da gettare in pasto all'opinione pubblica, quando un risultato così umiliante avrebbe meritato un mesto e rapido oblio (e qualche seria considerazione sui guadagni sproporzionati di questi ragazzotti viziati che ci ostiniamo a trattare come eroi).


Le due campionesse che hanno portato l'Italia al vertice del tennis mondiale hanno meritato appena qualche articolo e un passaggio, non di primo piano, nei principali telegiornali. Il giorno dopo la storica vittoria sull'home page della Gazzetta dello Sport si deve faticare per trovare la notizia.  Scommetto che la visibilità mediatica di questo trionfo storico sarà pari a zero nel giro di pochi giorni. 


Un interessante studio finanziato dalla Commissione Europea ha indagato il rapporto tra "Sport media e stereotipi" in cinque paesi - Austria, Lituania, Norvegia, Italia e Islanda - mettendo in evidenza una quasi completa assenza delle donne dall'informazione sportiva europea. Il rapporto sottolinea, inoltre, che i media che si occupano di sport riproducono modelli di genere presenti nella società e li rafforzano (puoi scaricare il testo del rapporto in italiano)


domenica 27 aprile 2014

E tu sai cos'è un MOC?



M.O.C. è l'acronimo di Men Only Conference e indica un evento con relatori solo di sesso maschile. L'ho imparato in questi giorni, grazie alla polemica che si è scatenata intorno all'evento Young Factor, conferenza organizzata dall'Osservatorio permanente dei giovani editori in cui si parlerà di educazione economico finanziaria a ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Evento con 20 relatori tutti uomini!

sabato 4 gennaio 2014

Il peso delle parole

Una cara amica - Tonina Santi (la sua lettera è riportata nei commenti) -  mi scrive indignata per l'articolo di Guido Ceronetti pubblicato su Repubblica.it in cui l'autore si scaglia contro l'uso del termine femminicidio, arrivando a definirlo "orripilante". 

Dopo aver letto un paio di volte l'articolo, devo confessare che la motivazione di tale astio nei confronti di una parola che viene oggi riportata in tutti i principali vocabolari continua a sfuggirmi. Ma questo non è importante. Potrei essere io a non essere culturalmente adeguata ad interpretare la dotta disquisizione di Ceronetti, al quale, evidentemente non interessa che sull'uso del termine femminicidio si sia espressa favorevolmente anche l'Accademia della Crusca .

sabato 29 giugno 2013

"Botte alla fidanzata. Lei lo scagiona per amore." Ma quale amore?

"Botte alla fidanzata. Lei lo scagiona per amore" è il titolo di un articolo pubblicato nella cronaca di Cantù del quotidiano "La Provincia di Como" in cui si legge che  "Il Pm ha comunque chiesto una condanna a tre mesi, ma il giudice ha ascoltato il cuore della ragazza. Niente processo". 

L'ennesimo esempio di superficialità nel desolante panorama della stampa italiana che si ostina a parlare di violenza sulle donne utilizzando la parola amore.  Di seguito il testo della mail che ho scritto alla redazione.


"L'amore con le botte non c'entra proprio nulla. E forse sarebbe ora che in Italia anche i giornalisti iniziassero a prendere atto di questa realtà e la finissero di scrivere articoli che mescolano amore e morte, botte e gelosia, contribuendo a legittimare comportamenti che dovrebbero essere solo e semplicemente condannati.